Favola di Emanuele - Giovanna Spantigati - Personal Web Site

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Favola di Emanuele

C'era una volta un bambino piccolo che non aveva le mani. Lui da piccolo pensava che la sua vita è troppo difficile,  che lui era troppo brutto, invece no, era lui che pensava male. Le persone dicevano "Mi dispiace che è senza mano, poverino" La sua mamma era troppo preoccupata perché lei non sapeva come fare per il suo futuro. Lei non stava bene, aveva tanti problemi, aveva sempre tanti pensieri, era affannata. "Cosa devo fare", era triste, pensava che suo figlio era troppo brutto perché una volta non c'erano le mani finte che si potevano mettere. Poi la sua mamma capisce che deve provare a stare bene e avere bei pensieri. Il bambino vuole essere sempre felice e usare le mani. La sua mamma pensava che a suo figlio potesse crescere un'altra mano ma non era così perché quel bambino era nato così. Il bambino aveva visto un bel cane. Il bambino non riusciva a prendere il cane perché era senza mani. È difficile, ma lui si abitua con i piedi e può prendere il cane. La sua mamma prova a chiedere ad un dottore se si può fare un'operazione. Ma il bambino non voleva, piangeva si lamentava sempre perché aveva paura dell'operazione. Il bambino aveva capito che ci sono le mani finte ma la sua mamma non lo sapeva perché era una cosa segreta che quel bambino non aveva voluto raccontare a sua mamma. Ma lui deve capire che non va bene tenersi troppo i segreti.

Lui deve riuscire a raccontare a sua mamma delle cose che gli succedono; e la sua mamma non voleva dire al bambino le cose segrete perché il bambino si agita sempre, è sempre pensieroso, pensa sempre alla mano finta. Dopo due mesi il bambino aveva capito che si può usare la bocca oppure il piede per scrivere le lettere. Il bambino di notte non dorme vuole allenarsi per muoversi senza mani. Sua mamma sente il rumore del bambino;  lui prova ad aprire la porta con il piede e scivola dalle scale. Loro vivono in una casa un po' vecchia e il bambino aveva scoperto una mano finta vicino alle scale. Lui ha provato a prendere la mano e un filo per legarla al braccio. Il bambino era emozionato di poter muovere la  mano, la sua mamma ha visto ed era stupita. "Finalmente!" Si sono abbracciati e gli diceva "Hai una bella mano, sei bellissimo, tu puoi toccare tutto, prima ti muovevi male, ma adesso sono molto contenta." Erano molto emozionati, giocavano insieme e anche lui adesso poteva prendere una palla.
Grazie Emanuele per la tua favola. E per averci ricordato, ancora una volta, che un bambino disabile si accetterà solo quando si sentirà accettato dalla sua mamma. Così come è.

(Emanuele, 14 anni)

Giovanna Spantigati

 
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